sabato 23 marzo 2013

LE CATACOMBE

Storia



Nel primo secolo i cristiani di Roma non avevano cimiteri propri. Se possedevano dei terreni, seppellivano là i loro defunti; diversamente ricorrevano ai cimiteri comuni usati anche dai pagani. Per questo motivo san Pietro fu sepolto nella "necropoli", la città dei morti, sul Colle Vaticano, come pure san Paolo fu sepolto nella necropoli della Via Ostiense. Nella prima metà del II secolo, in conseguenza di varie concessioni e donazioni, i cristiani iniziarono a seppellire i loro morti sottoterra. Ebbero così inizio le catacombe. Molte di esse sorsero e si svilupparono attorno a dei sepolcri di famiglia, i cui proprietari, neoconvertiti, non li riservarono soltanto alla famiglia, ma li aprirono anche ai loro fratelli nella fede. A questo periodo si riferiscono i nomi di alcuni cimiteri o catacombe che ricordano i proprietari, i benefattori, come le Catacombe di Priscilla sulla Salaria, di Domitilla sulla Via delle Sette Chiese, di Pretestato sull’Appia Pignatelli, le Cripte di Lucina sull’Appia Antica.  Col passare del tempo le aree funerarie si allargarono, talvolta per iniziativa della Chiesa stessa. Tipico è il caso delle catacombe di San Callisto: la Chiesa ne assunse direttamente l'organizzazione e l'amministrazione, a carattere comunitario. Con l'editto di Milano, promulgato dagli imperatori Costantino e Licinio nel febbraio del 313, i cristiani non furono più perseguitati: potevano liberamente professare la fede, costruire luoghi di culto e chiese, dentro e fuori le mura della città, e comperare lotti di terreno senza pericolo di confische. Tuttavia le catacombe continuarono a funzionare come cimiteri regolari fino all'inizio del V secolo, quando la Chiesa ritornò a seppellire esclusivamente sopratterra o nelle basiliche dedicate a martiri importanti. Durante questo lungo periodo di tempo (400-800 circa d.C.), le Catacombe furono considerate santuari dei martiri e numerosissimi pellegrini si recarono a visitarle con l’unico scopo di pregare presso le loro tombe. A questo periodo, specialmente, appartengono i devoti graffiti (brevi invocazioni di preghiere o ricordo di riti compiuti, incisi sugli intonaci delle cripte dai pellegrini) e la compilazione di alcuni itinerari (vere guide delle Catacombe). Quando i barbari,  Goti e Longobardi, invasero l'Italia e scesero a Roma, vi distrussero sistematicamente molti monumenti e saccheggiarono molti luoghi, incluse le Catacombe. Impotenti di fronte a tali ripetute devastazioni, verso la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo, i papi fecero trasferire le reliquie dei martiri e dei santi nelle chiese della città, per ragioni di sicurezza. Una volta terminata la traslazione delle reliquie, le Catacombe non furono più frequentate, anzi vennero quasi totalmente abbandonate. Col passare del tempo, frane e vegetazione ostruirono e nascosero della maggior parte delle catacombe, tanto che se ne persero perfino le tracce. Per tutto il tardo Medioevo non si sapeva neppure dove fossero. L'esplorazione e lo studio scientifico delle catacombe iniziarono, secoli dopo, con Antonio Bosio (1575-1629), soprannominato il "Colombo della Roma sotterranea". Nel secolo scorso l'esplorazione sistematica delle catacombe, e in particolare di quelle di San Callisto, venne eseguita da Giovanni Battista de Rossi (1822-1894), che è considerato il fondatore e padre della Archeologia Cristiana.

Ascolta: http://www.youtube.com/watch?v=rE0WB8HSoME



Struttura


Si trovano sulla destra della Via Appia Antica, dopo la chiesetta del "Quo Vadis?". 
Le catacombe di S. Callisto, tra le più grandi e importanti di Roma, fanno parte di un complesso cimiteriale che occupa un'area di 15 ettari di terreno, con una rete di gallerie lunghe quasi 20 chilometri, su diversi piani, e raggiungono una profondità superiore ai 20 metri. In esse trovarono sepoltura decine di martiri, 16 pontefici e moltissimi cristiani.
Prendono nome dal diacono S.Callisto, che, all'inizio del III secolo, fu preposto da Papa Zefirino all'amministrazione del cimitero e così le catacombe di S. Callisto divennero il cimitero ufficiale della Chiesa di Roma. 
Nel sopratterra sono visibili due piccole basiliche con tre absidi, dette "Tricore". Il  cimitero sotterraneo consta di diverse aree. La Cripta dei Papi è il luogo più sacro ed importante di queste catacombe, chiamato "il piccolo Vaticano" perché vi furono sepolti 9 papi e, probabilmente, 8 dignitari della Chiesa del III secolo. Lungo le pareti sono le iscrizioni originali in greco di 5 papi. Su 4 lapidi, accanto al nome del pontefice c'è il  titolo di "vescovo", perché il papa era considerato il capo della Chiesa di Roma, e su due lapidi c'è anche l'abbreviazione greca di "MPT" (martire).
Una importante cripta è quella dedicata a S.Cecilia, la popolare patrona della musica, nobile romana martirizzata nel III secolo. Sepolta dove ora si trova la sua statua, fu qui venerata per almeno cinque secoli. Nell’821 le sue relique furono trasportate in Trastevere nella basilica a lei dedicata. La Statua di Santa Cecilia è una copia della celebre opera del Maderno, scolpita nel 1599. La cripta era tutta decorata con affreschi e mosaici.  Passando attraverso imponenti gallerie piene di loculi, si giunge a cinque stanzette, vere tombe di famiglia, chiamate cubicoli dei Sacramenti e particolarmente importanti per i loro affreschi, databili agli inizi del III secolo e rappresentanti simbolicamente i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia. Vi si trova raffigurato anche il profeta Giona, simbolo di resurrezione.

Ascolta: http://www.youtube.com/watch?v=KyP-o8IFgog



SIMBOLOGIA


Nelle catacombe l’uso di dipingere e incidere le lastre di marmo, che chiudevano i loculi, o di affrescare semplicemente pareti e soffitti degli ambienti più accessibili inizia nel III secolo e finisce nel V.
Le pitture non sono solamente ornamentali, ma illustrano aspetti importanti della fede cristiana.  Le immagini richiamano personaggi ed episodi del Vecchio e Nuovo Testamento. Alcuni dipinti e incisioni furono utilizzati come segni di riconoscimento dei loculi da parte dei parenti. Vari sono le interpretazioni dei simboli: l’albero rappresenta la vita che dalla terra si sviluppa verso il cielo; la fenice, mitico uccello d'Arabia, che secondo la credenza degli antichi, dopo un dato numero di secoli risorge dalle sue ceneri è, invece, il simbolo della risurrezione.

Altre immagini  hanno un significato più complesso e si riferiscono alla vita di Gesù: il pesce è la raffigurazione simbolica di Gesù poiché in greco le lettere della parola "pesce" che sono:
I-Ch-Th-U-S (ichthus), sono le iniziali di: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Nelle catacombe di San Callisto a Roma il più famoso affresco della fine del II secolo raffigura un pesce con un cestino di pane, simbolo dell’Eucaristia.
L’agnello rappresenta Gesù crocifisso, trafitto da un colpo di lancia: Gesù è presentato come "Agnello di Dio" che si offre in sacrificio per la salvezza dell’uomo.
Il Buon Pastore richiama una parabola del Vangelo: Gesù è il Pastore buono che ha cura degli uomini e si preoccupa di offrire aiuto alle loro anime nel passaggio dalla vita alla morte. Il pavone è simbolo della resurrezione della carne in relazione di una credenza che riteneva le sue carni incorruttibili. L'Alfa e l'Omega sono la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco: significano che Cristo è l'inizio e la fine di tutte le cose. Il monogramma di Cristo è formato da due lettere dell'alfabeto greco, la X (chi) e la P (ro), intrecciate insieme. Sono le prime due lettere della parola greca "Christòs": questo monogramma, posto su una tomba, indicava che il defunto era cristiano.
Alcune raffigurazioni si riferiscono allo Spirito Santo. La colomba simboleggia secondo il contesto:l’intervento salvifico di Dio;  lo Spirito Santo; l’anima del defunto o la pace.

Ascolta: http://www.youtube.com/watch?v=cQP6xp4hsy8